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Smartworking. Come il lavoro agile ha modificato le nostre abitudini lavorative

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Il concetto di smartworking, o lavoro agile, è entrato a far parte della vita di numerose aziende a partire dallo scorso anno.

Anche dopo l’emergenza sanitaria, alcune aziende hanno deciso di mantenere questa modalità di lavoro. Per motivi organizzativi, dando la possibilità ai propri collaboratori di sperimentare una metodologia del tutto innovativa, che prevede la presenza in azienda a giorni alterni.

Ancora aperto è il dibattito sulla percezione che i lavoratori hanno dello smartworking. Molti sono quelli che lo hanno accolto positivamente e non vorrebbero più tornare alla situazione pre-pandemia, ma, allo stesso tempo, ci sono anche persone che lamentano una serie di effetti negativi e preferirebbero quindi tornare in ufficio.

Prima di analizzarne vantaggi e svantaggi è giusto fare una precisazione.

Spesso vi è una confusione tra smartworking e telelavoro. Nel primo caso si può decidere non solo da dove lavorare, ma anche quando farlo, potendo conciliare così il lavoro con altri impegni. Nel secondo, invece, meno flessibile, si trasferisce il lavoro dall’azienda in un altro luogo, ma gli orari devono essere concordati precedentemente e rispettati.

Vantaggi e svantaggi principali

Il lavoro agile, sulla carta, sembra offrire numerosi vantaggi sia alle aziende che ai collaboratori.

Tra gli aspetti più positivi per le aziende rientrano l’incremento di produttività, il calo dell’assenteismo e dei costi per gli spazi fisici.

Osservatori digitali” indica un possibile aumento del 15% della produttività, qualora si adottasse un modello efficiente di smartworking.

Considerando che circa il 22% degli occupati lavora con questa modalità, indice che potrebbe salire fino al 70%, porta a stimare che “l’effetto dell’incremento di produttività media del lavoro in Italia si aggira intorno ai 13,7 miliardi di euro

Inoltre, i lavoratori, praticanti lo smartworking, possono beneficiare di una drastica diminuzione dei costi e del tempo impiegato per il trasferimento in ufficio, oltre che di un migliore work-life balance. La somma di questi effetti positivi inciderebbe anche sulla soddisfazione e la motivazione degli stessi.

Lavorare da remoto apporta vantaggi anche a livello ambientale: in particolare, riducendo il traffico e l’utilizzo di auto e mezzi di trasporto, si riducono notevolmente le emissione di CO2.

Tra gli svantaggi principali troviamo invece la difficoltà di separare il tempo dedicato al lavoro da quello rivolto alla vita privata e mantenere, tra questi, il giusto equilibrio. Si andrebbero poi ad aggiunge la sensazione di isolamento, di mancanza di interazioni sociali e dei problemi psicologici che ne possono derivare.

Non va sottovalutata nemmeno la difficoltà di strutturare un ambiente lavorativo idoneo tra le mura domestiche o la possibilità di reperire le tecnologie adeguate a svolgere le proprie mansioni. (pc, stampante o una connessione internet ben funzionante).

Smartworking dopo la pandemia

Prima dell’emergenza sanitaria solamente il 13% delle imprese faceva ricorso a smartworking. Ora invece la situazione si è completamente ribaltata e sono davvero pochissime le azienda che non hanno mai fatto uso del lavoro agile.

Tuttavia, dallo studio Quick survey Smart working 2.0, realizzato da Fondirigenti, emergono dei dati interessanti.

Lo studio ha analizzato circa 14mila aziende. Dalle risposte di imprenditori, manager e dipendenti è emerso che il 54% delle aziende continuerà a usare lo smartworking in maniera permanente. Resteranno in lavoro agile tra i 3 e i 5 milioni di lavoratori.

Anche per quanto riguarda l’organizzazione settimanale ci saranno sostanziali cambiamenti. I giorni lavorativi da casa non saranno la totalità, ma si preferirà adottare una soluzione mista, per sopperire alla mancanza di rapporti sociali e contatti fisici, riscontrati come effetti negativi dello smartworking.

Questo cambiamento innovativo riguarderà prevalentemente il settore dei servizi. Tuttavia, non saranno escluse quelle filiere produttive in cui non è strettamente indispensabile l’impiego in presenza.


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